La costituzione e l'apertura alla consultazione dell'archivio di Franco Toninelli, fotografo di Malcesine, offre l'occasione unica di poter conoscere la sua opera e allo stesso tempo di rivivere come in una rievocazione e cos" apprezzare, la vita vissuta in quei luoghi.
Fotografo professionista dedicato a esercitare il mestiere in varie situazioni, ha saputo cogliere nelle vedute di Malcesine e delle persone che l'hanno abitata tutta la poesia di cui viveva e palpitava in quel tempo, restituendo al nostro sguardo le emozioni di allora.
Oltre a una ricerca di composizione estetica Toninelli assegna alla fotografia il suo più accreditato compito: quello di preservare la memoria, quello di salvare dall'oblio del tempo ciò che è con essa raffigurato. La vasta produzione fotografica di Toninelli comprende vedute di luoghi e delle persone che li hanno abitati e anche vari aspetti della vita sociale, come lo svolgersi delle attività commerciali o artigianali, ma non solo. Possiamo dire che la sua produzione fotografica nasce da una ispirazione estetica che richiama l'antica esperienza di tradizione pittoralista nella scelta dei soggetti, ma senza lo spasimo per sembrare dipinto, senza lo spasimo per sembrare "altro" che non sia Fotografia.
Toninelli è orgogliosamente consapevole e sicuro, come gli altri suoi colleghi del periodo, che la Fotografia ormai sia diventata molto ma molto di più che "solamente" un Arte. Nel periodo in cui operavano i Gianni Berengo Gardin, Federico Patellani, Nino Migliori, Ando Gilardi, Mario De Biasi, Mario Dondero, Mario Giacomelli, Franco Pinna e molti altri considerati i "pilastri" nel periodo del neorealismo in fotografia, Toninelli con la sua ricerca personale tecnica ed espressiva, assegna alle sue fotografie la valenza di documenti della vita quotidiana, seppure composte con il gusto del quadro, più che della "inquadratura". Franco Toninelli fotografo si è guadagnato una fama internazionale, il suo sguardo ha catturato immagini della sua cittadina e le ha portate nel mondo, molteplici mostre a lui dedicate, premi e altri riconoscimenti testimoniano quanto sia stato apprezzato negli anni in molti ambiti, il suo lavoro.
Toninelli ha dunque già portato la sua visione di Malcesine nel mondo, l'atmosfera di questo paese dove si può godere di vedute naturali straordinarie, è già rinomata. Tuttavia quello che accade oggi - costituzione e apertura alla consultazione dell'archivio - rappresenta una ulteriore svolta epocale nella diffusione delle sue apparenze, in quanto viene contemporaneamente proposta on-line: ciò permette che questo insieme di testimonianze visive sia fruibile concretamente in un istante in tutto il "web", il mondo della comunicazione globale, dove la fotografia prolifera, viaggia e può così incontrare i più diversi estimatori. Attraverso le pagine pubblicate on-line è possibile visitare in una galleria virtuale l'opera del fotografo e anche eventualmente acquistare ingrandimenti delle foto, scegliendone, tra le tante, il soggetto e il formato. Le fotografie prese da Toninelli possiedono una quarta dimensione: quella del tempo.
Si può ammirare soprattutto nelle vedute, la dimensione del tempo ne fa delle gradevoli opere da possedere e soprattutto appendere al muro, dove si trasformano in vere e proprie finestre aperte sul passato. La nostra esperienza quotidiana trascorsa – ormai da tanti anni - scorrendo innumerevoli quantità di immagini fotografiche della storia, ci porta a considerare nuovamente la riflessione che Ando Gilardi esprimeva in un'analoga situazione, già all'inizio degli anni sessanta, ai tempi della costituzione di un altro fondo fotografico, l'importante archivio storico fotografico del CIFE (Centro Informazioni Ferrania). Ando Gilardi oltre che fondatore della Fototeca che porta il suo nome e che abbiamo il privilegio di seguire, è il pioniere degli studi italiani sulla fotografia, le sue intuizioni, i suoi aforismi sono la base del lavoro di chiunque si occupi di archiviazione fotografica dal punto di vista storico-culturale, ci sembra essenziale e importante condividere questi suoi pensieri insieme agli ottimi colleghi del costituendo archivio di Malcesine: definiscono una funzione "nuova" dell'archivio storico fotografico. Ecco: «Occuparsi di fotografia è abbastanza comune quando ci si occupa delle proprie fotografie, é forse meno comune occuparsi delle fotografie altrui: ricercarle, restaurarle, riprodurle, classificarle (e meglio forse si direbbe sforzarsi di leggere tutti i significati di cui esse sono potenzialmente cariche) e soprattutto organizzarle insieme in modi logici per cui dall'organizzazione stessa nascono nuovi significati nuove notizie nuove informazioni. Nuove informazioni, significati e notizie quali molto sovente gli autori stessi non immaginavano neppure. E non perché ne fossero incapaci ma perché quella fotografica è davvero una immagine straordinaria: essa con il passare del tempo non evapora ma si arricchisce e aumenta, talvolta prodigiosamente, il suo valore di eloquenza.
Questo arricchimento avviene perché l'immagine fotografica ci offre l'occasione di avvicinare fra loro delle occhiate, delle osservazioni visive (brevi ma quasi sempre sufficienti) di quelle che i francesi chiamano assai efficacemente "coup d'oeil", avvenuto non solo in tempi diversi ma in luoghi diversi e con penetrazioni ottiche diverse: la potenza delle quali è assai di frequente superiore a quella dello sguardo umano. Per rendersi conto dell'importanza di ciò bisogna considerare le fotografie come noi le consideriamo, come una tecnica di misurazione di tutti i fenomeni visibili che possono interessare l'uomo cominciando dall'uomo stesso: cioè da quello che si chiama società e cultura. La misurazione fotografica, come ogni altra misurazione, ci offre innanzi tutto una grande quantità di dati inevitabilmente inconcludenti, almeno in larga misura, presi singolarmente. Si tratta di usare questi dati, queste impronte, nel modo migliore più efficace e oggettivo allo stesso tempo, a sostegno delle nostre ipotesi, storiche e scientifiche, per le quali una documentazione visiva si rivela sempre più necessaria se non addirittura indispensabile.
In questo caso le belle immagini di Franco Toninelli hanno un valore di eloquenza molto alto, contengono in esse la realtà e il poetico insieme, si legge attraverso di loro nello sguardo di chi le ha prese una costante passione e "mestiere" che tuttavia lasciano ancora vedere in trasparenza l'entusiasmo e l'emozione fresca del "dilettante" detto nel migliore dei suoi significati; emozione paragonabile a quella di quel bambino che Picasso diceva di essere, quando si proclamava soddisfatto di aver raggiunto il culmine della sua ricerca espressiva. Questo patrimonio visivo è una ricchezza da proteggere e valorizzare, anche con il trasferimento rigenerativo delle fotografie su media digitali; non dimentichiamo infatti che tutte le fotografie di Toninelli, che ovviamente nascono analogiche, vengono diffuse in rete e stampate, oppure ingrandite su carta fotografica "chimica" proprio grazie alla loro trasformazione in immagini quantizzate, digitali, vale a dire immortali. Il lungo lavoro che è stato fatto e si sta facendo di conservazione e divulgazione è lodevole e di esempio per quante altre realtà simili possano esistere nello straordinario e immenso mondo degli innamorati della fotografia.
Elena e Patrizia Piccini, Fototeca Storica Nazionale Ando Gilardi
Toninelli è orgogliosamente consapevole e sicuro, come gli altri suoi colleghi del periodo, che la Fotografia ormai sia diventata molto ma molto di più che "solamente" un Arte. Nel periodo in cui operavano i Gianni Berengo Gardin, Federico Patellani, Nino Migliori, Ando Gilardi, Mario De Biasi, Mario Dondero, Mario Giacomelli, Franco Pinna e molti altri considerati i "pilastri" nel periodo del neorealismo in fotografia, Toninelli con la sua ricerca personale tecnica ed espressiva, assegna alle sue fotografie la valenza di documenti della vita quotidiana, seppure composte con il gusto del quadro, più che della "inquadratura". Franco Toninelli fotografo si è guadagnato una fama internazionale, il suo sguardo ha catturato immagini della sua cittadina e le ha portate nel mondo, molteplici mostre a lui dedicate, premi e altri riconoscimenti testimoniano quanto sia stato apprezzato negli anni in molti ambiti, il suo lavoro.
Toninelli ha dunque già portato la sua visione di Malcesine nel mondo, l'atmosfera di questo paese dove si può godere di vedute naturali straordinarie, è già rinomata. Tuttavia quello che accade oggi - costituzione e apertura alla consultazione dell'archivio - rappresenta una ulteriore svolta epocale nella diffusione delle sue apparenze, in quanto viene contemporaneamente proposta on-line: ciò permette che questo insieme di testimonianze visive sia fruibile concretamente in un istante in tutto il "web", il mondo della comunicazione globale, dove la fotografia prolifera, viaggia e può così incontrare i più diversi estimatori. Attraverso le pagine pubblicate on-line è possibile visitare in una galleria virtuale l'opera del fotografo e anche eventualmente acquistare ingrandimenti delle foto, scegliendone, tra le tante, il soggetto e il formato. Le fotografie prese da Toninelli possiedono una quarta dimensione: quella del tempo.
Si può ammirare soprattutto nelle vedute, la dimensione del tempo ne fa delle gradevoli opere da possedere e soprattutto appendere al muro, dove si trasformano in vere e proprie finestre aperte sul passato. La nostra esperienza quotidiana trascorsa – ormai da tanti anni - scorrendo innumerevoli quantità di immagini fotografiche della storia, ci porta a considerare nuovamente la riflessione che Ando Gilardi esprimeva in un'analoga situazione, già all'inizio degli anni sessanta, ai tempi della costituzione di un altro fondo fotografico, l'importante archivio storico fotografico del CIFE (Centro Informazioni Ferrania). Ando Gilardi oltre che fondatore della Fototeca che porta il suo nome e che abbiamo il privilegio di seguire, è il pioniere degli studi italiani sulla fotografia, le sue intuizioni, i suoi aforismi sono la base del lavoro di chiunque si occupi di archiviazione fotografica dal punto di vista storico-culturale, ci sembra essenziale e importante condividere questi suoi pensieri insieme agli ottimi colleghi del costituendo archivio di Malcesine: definiscono una funzione "nuova" dell'archivio storico fotografico. Ecco: «Occuparsi di fotografia è abbastanza comune quando ci si occupa delle proprie fotografie, é forse meno comune occuparsi delle fotografie altrui: ricercarle, restaurarle, riprodurle, classificarle (e meglio forse si direbbe sforzarsi di leggere tutti i significati di cui esse sono potenzialmente cariche) e soprattutto organizzarle insieme in modi logici per cui dall'organizzazione stessa nascono nuovi significati nuove notizie nuove informazioni. Nuove informazioni, significati e notizie quali molto sovente gli autori stessi non immaginavano neppure. E non perché ne fossero incapaci ma perché quella fotografica è davvero una immagine straordinaria: essa con il passare del tempo non evapora ma si arricchisce e aumenta, talvolta prodigiosamente, il suo valore di eloquenza.
Questo arricchimento avviene perché l'immagine fotografica ci offre l'occasione di avvicinare fra loro delle occhiate, delle osservazioni visive (brevi ma quasi sempre sufficienti) di quelle che i francesi chiamano assai efficacemente "coup d'oeil", avvenuto non solo in tempi diversi ma in luoghi diversi e con penetrazioni ottiche diverse: la potenza delle quali è assai di frequente superiore a quella dello sguardo umano. Per rendersi conto dell'importanza di ciò bisogna considerare le fotografie come noi le consideriamo, come una tecnica di misurazione di tutti i fenomeni visibili che possono interessare l'uomo cominciando dall'uomo stesso: cioè da quello che si chiama società e cultura. La misurazione fotografica, come ogni altra misurazione, ci offre innanzi tutto una grande quantità di dati inevitabilmente inconcludenti, almeno in larga misura, presi singolarmente. Si tratta di usare questi dati, queste impronte, nel modo migliore più efficace e oggettivo allo stesso tempo, a sostegno delle nostre ipotesi, storiche e scientifiche, per le quali una documentazione visiva si rivela sempre più necessaria se non addirittura indispensabile.
In questo caso le belle immagini di Franco Toninelli hanno un valore di eloquenza molto alto, contengono in esse la realtà e il poetico insieme, si legge attraverso di loro nello sguardo di chi le ha prese una costante passione e "mestiere" che tuttavia lasciano ancora vedere in trasparenza l'entusiasmo e l'emozione fresca del "dilettante" detto nel migliore dei suoi significati; emozione paragonabile a quella di quel bambino che Picasso diceva di essere, quando si proclamava soddisfatto di aver raggiunto il culmine della sua ricerca espressiva. Questo patrimonio visivo è una ricchezza da proteggere e valorizzare, anche con il trasferimento rigenerativo delle fotografie su media digitali; non dimentichiamo infatti che tutte le fotografie di Toninelli, che ovviamente nascono analogiche, vengono diffuse in rete e stampate, oppure ingrandite su carta fotografica "chimica" proprio grazie alla loro trasformazione in immagini quantizzate, digitali, vale a dire immortali. Il lungo lavoro che è stato fatto e si sta facendo di conservazione e divulgazione è lodevole e di esempio per quante altre realtà simili possano esistere nello straordinario e immenso mondo degli innamorati della fotografia.
Elena e Patrizia Piccini, Fototeca Storica Nazionale Ando Gilardi